Messa di Natale scout con raccolta viveri per Caritas

Messa di Natale dei tre branchi scout (coi genitori) con raccolta viveri per la Caritas (22 dicembre)

 

Cambio del parroco al Crocifisso

Oratorio chiuso per maleducazione?

Oratorio chiuso, don Mazzi fa discutere

 

COLLOQUI COL PADRE (don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana)

 Ho raccolto due fra le varie lettere – che mi sono giunte in merito all’edi­toriale di don Antonio Mazzi sul fatto di cronaca locale legato alla chiusura (temporanea, come si è sa­puto dopo, e non a tempo indeterminato come era stato inteso) dell’oratorio di Cicognara, provincia di Mantova, ma diocesi di Cremona, da parte del locale parroco, don Andrea Spreafico a causa di ripetuti e cattivi comportamenti (dettagliati in un cartellone pubblicato fuori dall’ora­torio) da parte di numerosi utenti, piccoli e grandi.

Don Mazzi, con la sua usuale e da tutti amata verve educativa, criticava la decisione del sacerdote e così scriveva: «Anche io sono molto preoccupato, non per il cattivo contegno dei maleducati, ma per il metodo usato dal prete arrabbiato dell’oratorio. Vivendo, io, tra ragazzi ben più difficili di quelli di Cicognara, non ho chiuso le comunità, ma le ho raddoppiate e ho preparato gli educatori, non i sorveglianti o i custodi. Perché il problema sta tutto qui, cioè nella presenza di adulti preparati che non vengono per “tenere in ordine”, ma per aiutare i giovani a crede­re più nella vita sana, sportiva, educata e amichevole».

Quale atteggiamento avere di fronte alla maleducazione e alla man­canza di rispetto in luoghi aperti a tutti e caratterizzati da un progetto educativo preciso, come quello di un oratorio par­rocchiale?

Tenerlo aperto, aumentando alcune modalità di controllo e investendo in “formazione”; o chiuderlo per un giorno, come poi è successo? Don Andrea ha scel­to la seconda via, aprendo così un interes­sante dibattito. Da quanto si legge nelle cronache locali, ha preso quella grave de­cisione come atto estremo (e «senza nes­suna rabbia», precisa lui) per richiamare con un gesto clamoroso piccoli e grandi a una forma di conversione, invitandoli così a un contegno e a una forma di rispetto adeguati al luogo e alle persone che lo frequentano. Sembra che la scelta abbia pagato: l’oratorio adesso è riaperto.

 

Gentile direttore, vorrei esprime­re un pensiero sulla riflessione di don Antonio Mazzi a riguardo del sacerdote che ha chiuso l’oratorio. A don Mazzi sembra una cosa assurda in quanto nella sua comunità ha dei casi sicuramente molto più gravi, però vorrei far notare che proprio da questa mancanza di educazione nell’oratorio di Cicognara cresceranno quei ragazzi che un giorno saranno accolti da Exodus … Don Andrea Spreafico ha tutto il mio sostegno. PAOLO DA LODI

 

Egregio direttore, scrivo a proposito dell’articolo di don Antonio Mazzi, in riferimento al provvedimento del parroco di Cicognara per la chiusura dell’oratorio. Premetto che non si mette in discussione l’efficacia educativa di don Mazzi all’interno delle comunità dove opera e dove sono presenti ragazzi violenti che hanno ucciso, assaltato banche e stuprato.

Il problema a mio avviso è un altro: esiste ancora l’autorità che legittima il rispetto delle regole, che garantisce l’ordine degli ambienti frequentati, l’uso della civiltà nei comportamenti interpersonali? Il fatto che si giustifichino trasgressioni di ogni tipo all’interno di contesti educativi (anche nella scuola i docenti non possono più proferire critiche, si buttano addosso a loro scarpe e altro) fa comprendere che l’emergenza educativa ha raggiunto livelli insostenibili.

La cosa ancor più grave è che a questi comportamenti lesivi delle buone maniere, si accompagnino comportamenti squalificanti di adulti che, invece di contribuire alla correzione, acuiscono la disattesa di regole.

A don Mazzi direi che ha fatto proprio bene don Andrea Spreafico, parroco di Cicognara, a interdire l’accesso all’oratorio: è venuto il momento di non interpellare gli psicologi o gli psichiatri e neanche i sociologi sulla questione giovanile, ma di rendere ancora credibile e rispettabile chi esercita funzioni educative e formative.

Mi spiace per lei, don Mazzi, non si deve estendere la realtà di una comunità dove lei opera, al contesto di una scuola e tanto meno di un oratorio. GERMANA MALCISI

 

don Andrea Spreafico

I cantieri di Betania. Il Cammino sinodaIe continua.

Il documento della CEI per il secondo anno del Cammino sinodale (leggi)

Confidenze di una mamma (di un figlio scout)

Oggi mio figlio prende la Partenza, e io ho nel cuore un groviglio di emozioni che non so districare.

In questi 10 anni ho fatto anch’io un cammino, e mentre lui imparava a fare lo zaino, io cercavo di svuotare il mio. Non è stato facile, non lo è stato per niente. Ho dovuto svuotarlo dall’ansia di vederlo partire, di non poterlo sentire al telefono se non saltuariamente e velocemente.

Ho dovuto sopportare l’angoscia di ogni hike (escursione), e per fortuna l’ho sempre saputo dopo, quando oramai la cosa era fatta,  lui era sano e salvo.

Ho dovuto restare zitta e fare un passo indietro davanti a certe decisioni dei capi che non capivo e non condividevo.

Ho dovuto spogliarmi di quella convinzione per cui noi genitori dobbiamo essere l’unico punto di riferimento nell’educazione dei nostri figli, e accettare che altri intervenissero, decidessero, consigliassero. E ho capito col tempo che questa era una ricchezza grande, un aiuto, soprattutto nell’età in cui i genitori non si ascoltano “a prescindere”.

Ho dovuto trasportare adolescenti maleodoranti al ritorno dal campo, tenendo i finestrini aperti anche in pieno inverno, vincere il ribrezzo degli insetti al momento di svuotare lo zaino (operazione da fare rigorosamente sul balcone!), perdere il conto dei calzini persi, di mutande sconosciute, di magliette inutilmente etichettate, di un sacco a pelo finito chissà dove…

Ho imparato a cucinare un dolce per la colazione di tutti la domenica mattina, perché le cose si fanno per tutti e non solo per tuo figlio, e questa in verità è una cosa bellissima …

In questo zaino vuoto ho infilato la fiducia nei capi, ai quali ho affidato mio figlio, la cosa più preziosa che ho. Lui è stato fortunato, perché ha trovato gente in gamba, ma io all’inizio non lo sapevo.

E poi la gratitudine per la loro passione, per l’impegno, per lo sguardo attento, per l’ascolto, per le parole dette, per i cazziatoni, per le pacche sulle spalle anche quando le cose non erano proprio precise, per l’ostinazione che li porta a provarci sempre, ancora una volta, e poi ancora …

E alla fine ho messo nel mio zaino la fierezza di essere la madre di uno scout.

Sì, la fierezza. Perché guardo mio figlio e guardo come sta crescendo, e guardo i suoi amici… E sono tutti così belli che ti danno fiducia nel domani, e li senti vivi, vibranti, anche quando fanno gli scemi, e vedi che sono come fratelli, che hanno il coraggio di donarsi, di sporcarsi le mani, di raccontarsi uno all’altro, di aprire il cuore con la certezza di essere ascoltati e custoditi. Perché davanti al fuoco, sotto le stelle, durante il cammino, nella fatica e nella difficoltà di impegnarsi, si sono scambiati le vite, le paure, le stanchezze… ma anche le risate, i giochi incomprensibili per noi “gente normale”, i racconti di imprese che diventano ogni volta più eroiche e inverosimili…. e questa intimità è un collante potente, è famiglia…

Qualche tempo fa mi ha detto che gli servivano nuovi scarponi e io, mentre cucinavo dandogli le spalle, gli ho risposto distrattamente che sì, potevamo comprarli, ma sarebbe stato un peccato spendere dei soldi per un altro paio di uscite. “Ma io continuo, mamma”, mi ha detto, come se fosse cosa scontata. L’ho abbracciato forte, gli ho detto che ero tanto contenta, ma quando è uscito dalla cucina ho cominciato a piangere con il cuore che mi scoppiava di gioia.

Ci speravo tanto, avevo pregato tanto, ma lui questo non doveva saperlo perché dovevo lasciarlo libero (e comunque avrebbe deciso lui) …

Io non so quale sarà la sua strada, non so quale sarà il senso che darà alla sua vita. Ma oggi sono felice, e fiera di quello che negli anni è diventato, grazie al lavoro che sta facendo su se stesso, e grazie ad ognuno di voi, che non lo avete mollato mai…

Spero che sia capace di darsi al prossimo, di amare e servire, che per me è l’essenza dell’essere cristiani, e che sia capace di trasmettere quello che ha ricevuto, con generosità, passione, gioia.

Spero che questa resti la sua famiglia, che incontri persone belle, che faccia esperienze forti, e che impari a volare alto quando le cose saranno difficili, e i rapporti complicati.

Grazie, comunque vadano le cose nei prossimi anni. Perché avete aiutato anche me a crescere, o almeno a provarci.


pubblicato sulla pagina FB Fedeli e ribelli

Giornata Mondiale Giovani 2021

Ed eccoci a GET UP 20-21!

“Alzati ti costituisco testimone di quel che hai visto” At 26,16

Per i giovani tra i 18 e i 35 anni.

Ci vediamo sabato 20 Novembre alle 18:00 in via Covignano, 259 (Rimini)

Vi fermate a dormire in stile GMG? Poi la colazione ve la offriamo noi!
Il 21 Novembre mattina vivremo il momento conclusivo della GMG 2021 con la messa insieme animata dal coro di Pastorale Giovanile!

Contributo di 12€ se non ti fermi a dormire
Contributo di 15€ con pernottamento e colazione!
Necessario greenpass.

Vi aspettiamo!

Iscrizioni aperte sul sito https://chiesa.rimini.it/giovani/get-up-gmg-2021/

La preghiera del Capo

PREGHIERA DEL CAPO

 

Fa’, Signore, che io ti conosca.

E la conoscenza mi porti ad amarti,

e l’amore mi porti a servirti

ogni giorno più generosamente.

Fa’ che io veda, ami e serva te

in tutti i miei fratelli,

ma particolarmente

in coloro che mi hai affidati.

Te li raccomando, perciò, Signore,

come quanto ho di più caro,

perchè sei tu che me li hai dati

e a te devono ritornare.

Con la tua grazia, Signore,

fa’ che io sia sempre loro di esempio

e mai d’inciampo;

che essi in me vedano te,

e io, in loro, te solo cerchi;

così l’amore nostro sarà perfetto.

E al termine della mia giornata terrena

l’essere stato capo mi sia di lode

e non di condanna.

Amen.

Tu aspetti tutti

TU ASPETTI TUTTI

 

Signore, nessuno vive tanto nell’attesa come te!

Nella tua misericordia tu aspetti tutti:

quelli che sono lontani e quelli che sono vicini.

Quelli che dicono “sì” e quelli che dicono “no”.

Quelli pronti prima del tempo e quelli che procrastinano.

Il figlio prodigo che ritorna come un mendicante e il fratello maggiore che lo incolpa.

Quelli che avvertono la tua presenza nei passaggi più comuni della vita e quelli che solcano i suoi corridoi infiniti accumulando sempre più silenzio e domande.

Quelli che ti ricordano a ogni momento, e gli indifferenti.

Quelli che ti vedono nella certezza e quelli che per i quali il tuo mistero si compara ai frammenti di un enigma sparsi e indecifrabili.

Quelli che riconoscono le tue tracce indiscutibili e quelli che non ti trovano da nessuna parte.

Quelli che nel ripetere il tuo nome percepiscono lo spuntare del giorno e quelli che si sentono proiettati ancor di più nello sconforto della notte.

Quelli che ti chiamano per nome e quelli per i quali sei dolorosamente innominabile.

Davvero, Signore, tu sei in attesa di tutti.

Di quanti ti cercano con ansia e di quanti non s’interrogano mai.

Di quanti ogni giorno ti pregano «Vieni, Signore!» e di coloro per i quali la preghiera è una ferita silenziosa, una convulsione, un tormento o una rivolta.

È bello sapere che, nell’immensità della tua attesa traboccante di compassione, ciascuno è ancora in tempo per la speranza.

 


di: José Tolentino Mendonça
su Avvenire 28 novembre 2020 – Rubrica “Pregare a occhi aperti”

 

19 settembre 2020 La serata dei PASSAGGI scout del Rimini3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DCIM100MEDIADJI_0125.JPG

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una storia lunga 40 anni