Martedì Santo – Adorazione Eucaristica

Parrocchia del Crocifisso (Sant’Andrea dell’Ausa)

SETTIMANA SANTA 2020
in CASA e in FAMIGLIA


MARTEDI’ SANTO
ADORAZIONE EUCARISTICA

G. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. T. Amen.

CANTO Anima Christi

ESPOSIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

G. Sia lodato e ringraziato ogni momento.

T. Il Santissimo e divinissimo Sacramento. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli Amen.

INTRODUZIONE

G. La liturgia del Martedì Santo ci concentra sulla figura di Pietro. Noi oggi contemplando Gesù nel Sacramento, vogliamo considerare accanto a lui, anche Pietro e gli altri discepoli. Ci chiediamo come essere uniti tra noi in Cristo in questo tempo di epidemia in cui dobbiamo vivere la comunità in maniera molto diversa da come eravamo abituati. Oggi sperimentiamo dolore, sofferenza e vediamo tantissime persone che si sono ammalate gravemente, sono morte e così le loro famiglie vivono il dolore. Per molti credenti, l’impossibilità di partecipare alla liturgia e ai sacramenti aggrava la situazione di smarrimento, sconforto e sconcerto, anche se la Chiesa ci invita a rinnovare la nostra fede in Cristo Risorto, che ha vinto la morte, e l’ha resa luogo di incontro sicuro con il volto buono del Padre. Vogliamo presentare al Signore tutte queste persone, ma anche rimanere davanti a Gesù Eucarestia e offrire ciò che abbiamo nel nostro cuore. Il Signore Gesù ha vinto la morte e sappiamo che ci è vicino in questo tempo. Invochiamo ora la presenza dello Spirito Santo.

CANTO Invochiamo la Tua presenza

G. Ciascuno di noi vive un’esperienza di comunità: chi è in famiglia, chi in un gruppo di servizio, chi sul lavoro. Eppure, spesso ci scopriamo vulnerabili, feriti e tante volte siamo noi stessi a causare ferite agli altri e da tutto ciò che ci separa dall’amore del Signore. Chiediamo perdono dei nostri peccati:

G. Signore, che fai passare dalla morte alla vita, abbi pietà di noi.
T. Signore pietà
G. Cristo, che voluto essere innalzato da terra per attirarci a te, abbi pietà di noi.
T. Cristo pietà
G. Signore, che ci sottoponi al giudizio della tua croce, abbi pietà di noi.
T. Signore pietà

G. Preghiamo: Concedi a questa tua famiglia, o padre, di celebrare con fede i misteri della Passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono»: entrare profondamente nel mistero della sua sofferenza redentrice.

ASCOLTIAMO LA PAROLA

L. Dal Vangelo secondo Giovanni (13,21-38)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».  I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.  Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».  Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».


quando anch’io rinnego Gesù?

• su cosa è fondata la mia fedeltà al Signore?


MEDITIAMO LA PAROLA

G. Rivolgiamo il nostro sguardo su Pietro. «Non consegnarmi in potere dei nemici; contro di me sono insorti falsi testimoni, gente che spira violenza». Così l’antifona della Liturgia di oggi fa sentire che per Gesù si sta avvicinando l’ora in cui porterà a compimento il suo sacrificio redentore. La liturgia riprende le parole del Salmo 26 che possiamo immaginare sulla bocca di Gesù, il quale vive pienamente l’ingiustizia, il disprezzo e la sofferenza come vero uomo e vero Dio. In questa giornata, martedì santo, contempliamo il volto di Gesù tradito e rinnegato proprio dalle persone a Lui più vicine, tante volte queste persone siamo proprio noi.

CANTO  Meraviglioso sei

G. «Introducendoci nel dramma della Passione, la liturgia non ci lascia tra coloro che stanno a guardare a distanza, per vergogna o paura, o forse anche con indifferenza; ci spinge avanti, ci chiede di prendere viva parte agli avvenimenti. Attraverso la Parola e le stesse preghiere che pone sulle nostre labbra, ci dà il coraggio di assumere la nostra parte di responsabilità e di proclamare la verità di fronte alla menzogna, l’amore di fronte all’odio. Quando, infatti, una persona viene pubblicamente diffamata,

disprezzata e respinta, quando ha contro di sé l’opinione comune, mostrarsi apertamente solidali con essa comporta inevitabilmente grave rischio anche per la propria reputazione. Questo “disprezzo” il cristiano deve metterlo in conto e prepararsi ad accettarlo con magnanimità, superando nell’amore ogni forma di risentimento e di nascosto rancore. Chiamato a condividere, ovunque in ogni tempo, la sorte del suo Salvatore, pur essendo fragile e debole di fonte al potere delle tenebre, egli sta saldo in forza dell’aiuto che gli viene dato dallo Spirito consolatore. Ma allora – ci potremmo chiedere – non è sconcertante il fatto che gli apostoli e lo stesso Pietro siano venuti meno nella fedeltà? Spesso le cadute sono dovute a presunzione; si tratta innanzitutto di non fare affidamento su di sé, sulla propria presunta virtù, ma sull’aiuto divino umilmente chiesto nella preghiera. La fragilità umana – è bene ricordarlo sempre – ci può sorprendere proprio nel momento in cui ci sembra di essere al sicuro perché seriamente impegnati nei nostri compiti…

pausa

G. «Il Vangelo di oggi ci dimostra però che anche la caduta, se seguita da umile accettazione dei propri limiti, può entrare a far parte del mistero della croce, dell’umiliazione subita dal Figlio di Dio fatto uomo, cosicchè dall’apparente fallimento può maturarsi il migliore dei risultati. Anche san Paolo dichiarava di potersi gloriare nelle proprie infermità perché proprio in esse si manifestava la potenza salvifica di Gesù Cristo (2 Cor 12,9).

Is 49,4 «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio» (Is 49,4)

Nelle parole di Gesù troviamo una supplica accorata, mista a sentimenti di fiducia e di abbandono: la situazione di estrema difficoltà e paura vede in Gesù la piena partecipazione ai tanti “anawim”, cioè i “poveri” del Signore che levano a Dio il loro grido, avendo fede e speranza nel cuore che lotta contro le insidie del maligno e oppressa da innumerevoli prove.

«In te mi rifugio, Signore, ch’io non resti confuso in eterno…Sii per me rupe di difesa, baluardo inaccessibile… Mio Dio, salvami dalle mani dell’empio, dalle mani dell’iniquo e dell’oppressore. Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza» (Sal 70,2-5)

CANTO Io vengo a Te

G. È questa la speranza con cui Cristo reagisce a calunnie, tradimenti, incomprensioni di cui è stato fatto oggetto. Il suo è un viaggio attraverso l’umiliazione: il Figlio di Dio raccoglie su di sé tutto il dolore umano e che ci inserisce dentro tutta la storia dell’umanità. Ci sono, infatti, il disprezzo, le menzogne delle accuse infondate, la solitudine, il sentirsi abbandonato soprattutto da chi gli è più vicino. Eppure questo è il “campo” in cui Egli semina il seme della bontà, della mansuetudine per rendere anche noi capaci di accogliere una vita rinnovata e santa. C’è poi la domanda di Pietro, che promette di dare la vita per il Signore. Gesù gli risponde con un presagio tremendo: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo prima che tu non mi abbia rinnegato tre volte” (Gv 13,38) Darai la tua vita per me? È questa una domanda che interpella e forse fa sgorgare dal cuore quelle lacrime anche dai nostri occhi, amare eppure dolcissime, che Pietro versa dopo aver rinnegato tre volte il suo Signore.

pausa

G. Dal “Commento a Luca” (X, 86-92) di S. Agostino:  “Pietro pianse. Perché ha pianto? Perché il peccato lo ha colto di sorpresa. Io sono solito piangere se non riesco a peccare, cioè se non riesco a vendicarmi, se non ottengo ciò che ingiustamente desidero: Pietro, invece, ha sofferto e pianto perché ha sbagliato come uomo. Non leggo nel Vangelo che cosa
disse, trovo soltanto che pianse. Leggo che pianse, non leggo che abbia cercato di scusarsi; ma ciò che non può essere difeso, può essere purificato. Buone sono le lacrime che lavano la colpa. Piangono coloro che Gesù guarda. Pietro ha negato una prima volta e non ha pianto, perché il Signore non lo aveva guardato. Ha negato una seconda volta, e di nuovo non ha pianto. Perché ancora il Signore non aveva rivolto il suo sguardo verso di lui. Nega una terza volta: Gesù lo guardò, ed egli pianse amaramente (Lc 22,61-62). Guardaci, Signore Gesù, affinché noi sappiamo piangere i nostri peccati!”.

CANTO Mi affido a Te

ASCOLTIAMO LA PAROLA

L. Dagli Atti degli apostoli (cap. 2)
Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

LODIAMO IL SIGNORE  (dal Salmo 48)

G. Ascoltate, popoli tutti, *
porgete orecchio abitanti del mondo,
voi nobili e gente del popolo, *
ricchi e poveri insieme.

T. La mia bocca esprime sapienza, *
il mio cuore medita saggezza;
porgerò l’orecchio a un proverbio, *
spiegherò il mio enigma sulla cetra.

G. Perché temere nei giorni tristi, *
quando mi circonda la malizia dei perversi?
Essi confidano nella loro forza, *
si vantano della loro grande ricchezza.

T. Nessuno può riscattare se stesso, *
o dare a Dio il suo prezzo.

G. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, †
non potrà mai bastare *
per vivere senza fine, e non vedere la tomba.

T. Vedrà morire i sapienti; †
lo stolto e l’insensato periranno insieme *
e lasceranno ad altri le loro ricchezze.

G. Il sepolcro sarà loro casa per sempre, †
loro dimora per tutte le generazioni, *
eppure hanno dato il loro nome alla terra.

T. Ma l’uomo nella prosperità non comprende, *
è come gli animali che periscono.

G. Questa è la sorte di chi confida in se stesso, *
l’avvenire di chi si compiace nelle sue parole.
Come pecore sono avviati agli inferi, *
sarà loro pastore la morte;

T. scenderanno a precipizio nel sepolcro, †
svanirà ogni loro parvenza: *
gli inferi saranno la loro dimora.

G. Ma Dio potrà riscattarmi, *
mi strapperà dalla mano della morte.

T. Se vedi un uomo arricchirsi, non temere, *
se aumenta la gloria della sua casa.
Quando muore con sé non porta nulla, *
né scende con lui la sua gloria.

G. Nella sua vita si diceva fortunato: *
«Ti loderanno, perché ti sei procurato del bene».

T. Andrà con la generazione dei suoi padri *
che non vedranno mai più la luce.

G. L’uomo nella prosperità non comprende, *
è come gli animali che periscono.

T. Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.

G. Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

 

CANTO Ti loderò, Ti adorerò, Ti canterò

 

INVOCAZIONI

G. La novità di vita che la solenne celebrazione del mistero pasquale ci dona ogni anno è frutto del sangue di Cristo, ma anche delle nostre lacrime di pentimento per aver tante volte rinnegato l’Amore. Venendoci incontro dopo la sua Resurrezione, Gesù non ci farà ricordare i nostri tradimenti, ma soltanto lo sguardo che ci ha rivolto lungo la via del Calvario. Preghiamo insieme dicendo: Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostro maestro, soffrendo in silenzio nella passione hai imparato l’obbedienza dai patimenti: aiutaci a compiere sempre la volontà di Dio.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostro unico bene, fa’ che le privazioni di questo periodo ci rendano ancora più fieri di appartenere al corpo tenace della Chiesa, che sempre, come in questo momento, ci accoglie e ci sostiene.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno
G. Gesù, nostra salvezza, deponendo la tua vita per gli amici li hai amati fino alla fine: insegnaci ad amarci gli uni gli altri del tuo stesso amore.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostra forza, morendo annoverato tra i malfattori sei stato umiliato fino all’infamia: infondi nel nostro cuore la vera umiltà.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostro Signore, stendendo le tue mani sulla croce hai attirato tutti a te: riunisci nel tuo regno tutti i figli di Dio dispersi.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù, nostra vita, morendo sulla croce, hai vinto la morte e il potere delle tenebre: concedici di condividere la tua morte e la tua resurrezione.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

G. Gesù nostra meta, ti affidiamo la nostra memoria: quando questa esperienza di isolamento sarà finita, sostienici nella capacità di riportare al nostro cuore il ricordo di quello che sei stato per noi in questi giorni.

T. Ricordati di noi, Signore, quando verrai nel tuo regno

pausa

CANTO Adoramus te Domine

G. Preghiamo: Signore, Dio misericordioso, concedici di rivivere i misteri della passione di tuo Figlio, affinché conosciamo l’immensità del tuo amore e gustiamo la dolcezza del tuo perdono. Per Cristo nostro Signore.
T. Amen.

BENEDIZIONE EUCARISTICA

Dio sia benedetto.
Benedetto il suo santo nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
Benedetto il nome di Gesù.
Benedetto il suo sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima.
Benedetta la sua santa ed immacolata concezione.
Benedetta la sua gloriosa assunzione.
Benedetto il nome di Maria, vergine e madre.
Benedetto san Giuseppe, suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

CANTO Pane di vita nuova


(Alcuni dei testi precedenti sono tratti e adattati dal libro di A.M. CANOPI La Grande Settimana. Commento spirituale ai testi liturgici e ad alcune melodie gregoriane, Paoline, Milano 2007)

 


PER LA LETTURA PERSONALE

(dall’omelia di Papa Francesco in piazza San Pietro 27 marzo 2020

Tutti sulla stessa barca

«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.
Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa, proprio nella parte della barca che per prima vaa fondo. E che cosa fa? Nonostante il trambusto, dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura?
Non avete ancora fede?» (v. 40). Cerchiamo di comprendere. In che cosa consiste la mancanza di fede dei discepoli, che si contrappone alla fiducia di Gesù? Essi non avevano smesso di credere in Lui, infatti lo invocano. Ma vediamo come lo invocano: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Non t’importa: pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche
Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi.
Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati. La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.
Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto.
Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te.