Quando Nick sfrega il talismano che gli ha regalato il nonno Adelmo entra in un mondo fantastico dove può vivere avventure nei panni di qualche animale. Vive così delle esperienze che lo cambiano, lasciandogli capacità che non credeva di avere. Entra in azione; riesce a cambiare le situazioni che vive, le persone che gli stanno intorno. Comincia a maturare in lui un frutto dello Spirito!

 

A occhi bassi

Era suonata la campanella: il momento dell’intervallo. Tutti i ragazzi si erano spinti sul corridoio, tirando fuori la voce dopo tre ore di silenzio.

Quel mercoledì era stato il giorno della verifica di matematica; con la professoressa Rivetti non c’era possibilità di copiare.

Come al solito aveva esagerato con gli esercizi e con le difficoltà; a che scopo? Nick si era appoggiato al muro, come per farsi sostenere in tutta la sua stanchezza.

Continuava a chiedersi che senso avesse mettere nella verifica degli esercizi che la professoressa non aveva spiegato e che nessuno sapeva fare.

La scuola per Nick era dura; non sopportava di dover studiare le materie che non gli interessavano. A testa bassa gli arrivò un discorso alle orecchie; riconobbe subito la voce di Pietro.

«Professoressa, devo dirle che durante la verifica Luisa e Nick hanno copiato; sono proprio davanti a me di banco. Mi scusi, ma ho pensato di doverglielo dire».

Nick sentì le mani tremare e una forza dentro che non pensava di avere. Appena la professoressa si allontanò si buttò sopra Pietro come un leone su un coniglio: le mani spingevano forte le spalle di Pietro, ormai a terra. La fronte pulsava, aumentava il sudore:

Nick sentiva la voce uscirgli da dentro, ma senza poter distinguere le parole… In quel momento cadde a terra il talismano che Nick aveva messo in tasca prima della verifica, come portafortuna: gli occhi caddero subito sulla sua forma.

Come per istinto, Nick staccò le mani dal corpo di Pietro e con la destra prese il talismano: lo strinse forte nel pugno. Un attimo dopo sentì un suono magnifico dentro le orecchie e …

… provò il sapore aromatico dei germogli del ginepro, delle tuie e del tasso, insieme agli insetti che erano stuzzichini deliziosi e che la sua nuova forza d’orso gli permetteva di trovare facilmente.

Infatti, grazie ai suoi artigli lunghi ben consolidati e ai potenti muscoli delle zampe anteriori, poteva sventrare un tronco in pochi secondi, facendolo letteralmente a pezzi. Ingoiò centinaia di formiche con il loro gusto acidulo e le grasse, succose larve di coleottero che scovava abilmente nel legno marcio con il muso e con la punta della sua lingua particolarmente morbida e sensibile.

Era un abile cacciatore di piccole prede: topi, scoiattoli, lepri e qualche visone. Sapeva pescare nel fiume con abilità straordinaria: le rane, le trote, i gamberi servivano a nutrire il suo gigantesco corpo di più di trecento chili. Tutti gli animali della foresta avevano il terrore di incontrarlo, anche le linci e i lupi.

Un mattino, mentre cercava qualcosa per calmare il suo formidabile appetito, si accorse di un giovane cacciatore indiano che stava seguendo le sue tracce.

Portava a tracolla una faretra piena di frecce e stringeva in pugno un arco ben bilanciato. Nick-orso capì il pericolo che correva e, facendo attenzione a non far rumore spezzando rami secchi, correndo sul muschio, si immerse in una macchia di cespugli fitti e intricati.

Il cacciatore però era molto abile e trovò le sue tracce. L’orso era tormentato dalla fame e dalla sete. Mise in atto un comportamento astuto (ma molto umano): uscì dai cespugli e, camminando all’indietro, si diresse verso il torrente, ricco di pesci e di acqua. Così le sue tracce sembravano provenire dal fiume. Il giovane cacciatore in un primo tempo si fece ingannare. Poi, sbalordito dal comportamento così stranamente astuto dell’orso, riprese a braccarlo.

Nick-orso si dissetò al torrente e si saziò con alcune grosse trote.

Stava frugando tra le pietre per cercare qualche appetitoso gambero, quando un sibilo maligno tagliò l’aria.

La freccia gli penetrò nella spalla e la ferita cominciò a sanguinare. Furioso per il dolore, l’orso si raddrizzò in tutta la sua altezza sulle possenti zampe posteriori per meglio vedere dove si trovava il nemico e fulmineo, nonostante la mole, caricò con tutta la sua forza, non appena vide una sagoma muoversi tra gli alberi.

L’attacco fu così rapido che quasi subito sentì il corpo del cacciatore sotto di lui, schiacciato dal suo enorme peso. Avrebbe potuto stritolargli la testa come fosse una nocciolina, ma in quel momento sentì il cuore del cacciatore che batteva disperatamente.

Barrì facendo tremare l’aria e alzò la micidiale zampa. Una frazione di secondo prima di calarla sul capo del cacciatore, si fermò.

Poi si rialzò e si dileguò nella foresta, lasciando, con un gesto di pura bontà, la vita salva a chi aveva tentato di togliergli la sua. Ritornò ai piedi della montagna, dove c’era una caverna. Si leccò la ferita e tentò di strappare via la freccia con i denti. In quel momento, un’altra micidiale freccia gli trafisse il cuore e lo privò della vita.

Ebbe il tempo di pensare che il giovane cacciatore non aveva capito niente.

«Ora so che cosa devo fare!»

La fronte tornò a pulsare, e Nick sentì di nuovo il contatto con il pavimento. Pietro era davanti a lui, per terra, terrorizzato. Intorno si era formato un gruppo di ragazzi; tutti curiosi di vedere come sarebbe andata a finire. Nick incrociò lo sguardo di Luca; aveva il cellulare in mano, pronto a filmare una rissa.

«Ora so che cosa devo fare!». Nick guardò Pietro, muovendo la testa con un cenno di resa: «Lasciamo stare, pensa come vuoi, ma io non ho copiato e comunque nessun altro qua dentro avrebbe mai avuto il coraggio di dire ‘ste cose alla professoressa». Pietro restò in silenzio. Nick si allontanò tranquillo. Pensò: «Nessun rancore».

Nessuno di loro due avrebbe mai immaginato che il giorno dopo sarebbero stati insieme nel gruppo di studio, impegnati a risolvere un dannatissimo esercizio di matematica.

Nessuno dei due avrebbe immaginato che solo il loro gruppo sarebbe riuscito a trovare la soluzione all’esercizio. Come amici; chi lo avrebbe immaginato?

«Dirigo i miei passi sulla via della pace» (cf Luca 1,79).

La pace ci rende fratelli in Dio, Padre di tutti.

Il nostro frutto e la pace,

pane con cui cresce la fratellanza.