Scegliere tra il veleno della sfiducia e la medicina della speranza

domenica 5 dicembre

 

Occorre scegliere fra il veleno della sfiducia e la medicina della speranza. La botte dà il vino che ha.

Vorrei che il Sinodo si sviluppasse a partire da una duplice presa di coscienza.

Da una parte la consapevolezza di essere una chiesa che si è ammalata: “ malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze” (Evangelii Gaudium 49). 

Dall’altra la necessità di una terapia. 

Il cammino sinodale, così come è strutturato, è una terapia, per curare la nostra infermità. Forse terapie più forti non sapremmo sostenerle. Sembra più un’esercitazione ma di questo abbiamo bisogno e questo per ora possiamo fare.

Il traguardo? Una Chiesa che sappia scaldarsi il cuore al ricordo del volto di quel Dio che “ diventa sempre più grande di se stesso abbassandosi. Se non ci abbassiamo non potremo vedere il suo volto.” (Papa Francesco, Firenze 10 novembre 2015).

Solo così saremo una Chiesa capace di incontrare l’altro senza tediarlo.

Poi penso che ci organizzeremo come siamo abituati a fare: faremo gruppi, tavoli e scriveremo relazioni e sintesi delle relazioni e piano piano diluiremo il vino con l’acqua, poi arriverà “ lo Spirito Santo; e lo Spirito Santo dà un calcio al tavolo, lo butta e incomincia daccapo.” (Papa Francesco, 9 maggio 2019) Questa è la mia speranza.

C’è solo un pericolo: l’accidia spirituale. Cioè il pericolo di una chiesa ripiegata che preferisce piangersi addosso e leccarsi le ferite piuttosto che uscire di casa e avviarsi verso l’ambulatorio del medico. Concretamente l’unico pericolo che vedo è quello dello scetticismo e della sfiducia.

Dovremo scegliere con chiarezza, sin dall’inizio se iniettare il veleno della sfiducia o ingerire la medicina della gioiosa speranza.

È vero che la nostra tentazione è inventare “ sinodi e contro-sinodi… che in realtà non sono sinodi, sono ” (Papa Francesco, 9 maggio 2019), ma se sapremo metterci in cammino, stanchi e zoppi, grassi e rallentati come siamo, ma umili, alla ricerca della felicità di chi ci sta accanto e con la gioia delle beatitudini nel cuore (cfr. Papa Francesco, Firenze 10 novembre 2015) lo Spirito Santo verrà, compirà la sua opera e dalla botte uscirà vino nuovo.

don Osvaldo Caldari