Vieni e vedi – serate di catechesi

Solenne Veglia Pasquale

Via Crucis dei Bambini

Cena ebraica gruppo medie

Processione e S. Messa ore 11 delle Palme

Meditazioni dostoevskiane

Carnevale delle invenzioni

Recita natalizia dei bambini del catechismo

Ritiro d’Avvento per i bambini del catechismo

Festa al Crocifisso 2023

Incontro con il nostro Vescovo

Cambio del parroco al Crocifisso

Mese di maggio

Anniversari di matrimonio

Via Crucis dei bambini

Domenica delle palme

Catechista: dire-fare-essere

CATECHISTA: DIRE, FARE, ESSERE

“… ormai da molti anni svolgo attività di catechismo presso la chiesa del mio paese ma mi rendo conto che rispetto a qualche anno fa è necessario migliorare il metodo e lo stile con cui fare catechesi. Ti scrivo perché sono in cerca di spunti di riflessione che possano aiutarmi nell’essere più consapevole del ruolo che sto svolgendo”. (Laura)

Cara Laura,

essere catechista oggi non è un compito semplice, sia per la complessità della società in cui viviamo, per la rapidità di cambiamento e per le difficoltà che oggi la catechesi sta affrontando. Proviamo comunque a darti qualche spunto di riflessione utilizzando tre verbi: DIRE, FARE ed ESSERE.

 

L’aspetto del DIRE, cioè della tecnica di comunicazione e della capacità del “trasmettere”, è il primo che balza agli occhi. L’immagine del catechista che racconta, parla e spiega in un’aula è la stessa che conosciamo dai Vangeli, quando Gesù parlava ai suoi discepoli e alla gente.

Parlando alle persone, Gesù teneva conto di alcune dinamiche e tecniche: com’è il nostro “dire”? È adatto? È chiaro? È efficace?

In una società in cui la comunicazione ha un peso notevole, è importante conoscere le tecniche, allenarsi nello stile e fare in modo che l’esposizione sia corretta, a cominciare dal linguaggio in sé (semplice ma preciso, proporzionato all’età di chi ascolta, accattivante, della giusta lunghezza…). Si tratta di buona qualità e di giusta quantità comunicativa.

In catechesi, intendiamo “buona qualità” il “dire il vero”, nel senso che ciò che diciamo non solo è esatto, ma è anche corrispondente a ciò che testimoniamo con la nostra stessa vita. Credere e mettere in pratica tutto ciò che diciamo è fondamentale. È anche importante curare l’aspetto del contenuto (che cosa voglio comunicare), come pure bisogna domandarsi quali obiettivi vanno raggiunti con quell’argomento: bisogna avere ben chiari gli aspetti su cui concentrarsi maggiormente, con quale forza o sensibilità affrontarli e soprattutto collegarli alla realtà conosciuta dai destinatari.

Per quanto riguarda la quantità, invece, non si può essere troppo stringati o riduttivi, ma neppure aiuta essere prolissi, considerando le curve di attenzione delle varie età. Bisogna anche essere pertinenti e non usare un linguaggio troppo ostico. Si tratta più di “tecnica”: quali e quante parole utilizzare, in riferimento anche al tipo di persone che ho di fronte; quali pause fare; quanto spazio dare all’espressione altrui; come gestire un momento di interscambio…

Nella catechesi spesso predomina la tendenza a non ragionare sul tipo di linguaggio, mentre invece dedicare del tempo a rileggere e a pensare al peso delle parole da usare diventa fondamentale nella trasmissione della fede.

 

Un’altra sfera importante è il FARE: la dimensione operativa e pratica, che riguarda tutto quello che all’interno della catechesi richiama ad una dimensione concreta ed esperienziale.
Che cosa facciamo fare ai ragazzi durante gli incontri? Oltre al disegno e alla scrittura, che cos’altro gli proponiamo di fare? Abbiamo dei risvolti pratici da dare come rimando ai ragazzi, al termine di una esposizione teorica o dogmatica?

La catechesi necessità più che mai di avere un risvolto pratico, in cui specialmente i bambini possano sperimentare i concetti nella propria quotidianità: così comprendono meglio il messaggio cristiano. Non è solo una questione di tecniche, ma di capire che cosa quel messaggio cristiano esprime e come lo si può rendere vivo, tangibile e concreto.

Per riuscire a fare questo è necessario prepararsi prima, cercare materiali nuovi, organizzare ogni singolo incontro, fare attenzione alle tempistiche e prepararsi per tempo. Se possibile, è meglio testare anticipatamente l’efficacia di eventuali attivazioni. Le persone apprendono e comprendono non solo tramite la discussione e la parola, ma anche sperimentando, facendo e operando nel concreto.

Inoltre, l’aspetto del fare ci rimanda alla dimensione esperienziale: ho mai pensato di portare in gita i ragazzi a vedere e vivere la dimensione cristiana in altri contesti diversi dalla mia parrocchia? Ho proposto loro di fare piccoli gesti concreti in riferimento all’argomento trattato?

La catechesi deve parlare in maniera concreta alla vita dei singoli cristiani per aiutarli a capire il messaggio d’amore di Dio, ancora attuale e più che mai applicabile. Un piccolo consiglio pratico: concludere gli incontri con un gesto pratico, un’immagine o altro che aiuti i bambini a ricordare più facilmente di che cosa si è parlato.

 

Infine, alla base di tutti questi aspetti, ci dev’essere la solida consapevolezza di ESSERE catechisti. Nessuno, infatti, può dare o trasmettere ciò che non è o che non gli appartiene. Non bisogna, quindi, «fare la catechista», ma sapere di esserlo! «SONO catechista»: perché fa parte di me, è un campo della mia “carta di identità”.

Non può esserci azione o tecnica senza solide fondamenta. Fuori da scuola, i bambini non hanno bisogno di maestri che insegnino loro altre nozioni, ma hanno bisogno di ascoltare dei testimoni, persone che mostrino loro un modo di essere, reale e che non si legge solo sui libri.

Il catechista insegna e dimostra con la pratica, ma soprattutto fa da esempio ai suoi ragazzi. Ma anche la catechesi per adulti non può prescindere da questo caposaldo.

 

Questi tre aspetti DIRE, FARE e ESSERE hanno come obiettivo primario la RELAZIONE positiva, di crescita ed educativa, perchè tutti noi apprendiamo, conosciamo e capiamo in quanto persone in relazione.

«Il catechista è un uomo o donna credente, adulto nella fede. Il catechista ha fatto la scelta fondamentale per Cristo, è capace di comunicarla, è inserito/a in una comunità e sa correlare fede e vita. Il suo servizio alla e nella comunità nasce nella Chiesa locale in piena collaborazione con il proprio Parroco, e trova un ufficiale riconoscimento con il Mandato del Vescovo. La figura del catechista opera in sinergia e in comunione con gli altri operatori pastorali in una comunità ecclesiale a servizio dell’Annuncio. La ministerialità del catechista è determinata da una vocazione che richiede «una solida spiritualità ecclesiale, una seria preparazione dottrinale e metodologica, una costante comunione con il magistero, una profonda carità verso Dio e verso il prossimo». (CEI, Incontriamo Gesù – Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia):

 

Gabriella Cappelletti  15 aprile 2016

il Ministero del Catechista

IL MINISTERO DEL CATECHISTA (ANTIQUUM MINISTERIUM)

Lettera apostolica del Sommo Pontefice Francesco, con la quale si istituisce il Ministero di Catechista – 10.05.2021 (estratto)

  1. Il ministero di Catechista nella Chiesa è molto antico. […] «Alcuni Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime» (1 Cor 12,28-31).

 

  1. All’interno della grande tradizione carismatica del Nuovo Testamento, dunque, è possibile riconoscere la fattiva presenza di battezzati che hanno esercitato il ministero di trasmettere in forma più organica, permanente e legato alle diverse circostanze della vita, l’insegnamento degli apostoli e degli evangelisti (cfr. Dei Verbum, 8).

 

  1. L’intera storia dell’evangelizzazione di questi due millenni mostra con grande evidenza quanto sia stata efficace la missione dei catechisti. Vescovi, sacerdoti e diaconi, insieme a tanti uomini e donne di vita consacrata, hanno dedicato la loro vita all’istruzione catechistica perché la fede fosse un valido sostegno per l’esistenza personale di ogni essere umano.

Anche ai nostri giorni, tanti catechisti capaci e tenaci sono a capo di comunità in diverse regioni e svolgono una missione insostituibile nella trasmissione e nell’approfondimento della fede […] che mette in primo piano l’istruzione e la formazione permanente dei credenti.

 

  1. Senza nulla togliere alla missione propria del Vescovo di essere il primo Catechista nella sua Diocesi insieme al presbiterio che con lui condivide la stessa cura pastorale, e alla responsabilità peculiare dei genitori riguardo la formazione cristiana dei loro figli (cfr CIC can. 774 §2), è necessario riconoscere la presenza di laici e laiche che in forza del proprio battesimo si sentono chiamati a collaborare nel servizio della catechesi (cfr CIC can. 225). Questa presenza si rende ancora più urgente ai nostri giorni per la rinnovata consapevolezza dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo (cfr Evangelii Gaudium, 163-168), e per l’imporsi di una cultura globalizzata (cfr Fratelli Tutti, 100.138).

Lo Spirito chiama anche oggi uomini e donne perché si mettano in cammino per andare incontro ai tanti che attendono di conoscere la bellezza, la bontà e la verità della fede cristiana.

 

  1. La funzione peculiare svolta dal Catechista, comunque, si specifica all’interno di altri servizi presenti nella comunità cristiana.

Il Catechista, infatti, è chiamato in primo luogo a esprimere la sua competenza nel servizio pastorale della trasmissione della fede che si sviluppa nelle sue diverse tappe: dal primo annuncio che introduce al kerygma, all’istruzione che rende consapevoli della vita nuova in Cristo e prepara in particolare ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, fino alla formazione permanente che consente ad ogni battezzato di essere sempre pronto «a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza» (1 Pt 3,15).

Il Catechista è nello stesso tempo testimone della fede, maestro e mistagogo, accompagnatore e pedagogo che istruisce a nome della Chiesa. Un’identità che solo mediante la preghiera, lo studio e la partecipazione diretta alla vita della comunità può svilupparsi con coerenza e responsabilità (cfr Direttorio per la Catechesi, 113).

 

  1. È bene che al ministero istituito di Catechista siano chiamati uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi (cfr Christus Dominus, 14; CIC can. 231 §1).

È richiesto che siano fedeli collaboratori dei presbiteri e dei diaconi, disponibili a esercitare il ministero dove fosse necessario, e animati da vero entusiasmo apostolico.