Oratorio chiuso per maleducazione?
Oratorio chiuso, don Mazzi fa discutere
COLLOQUI COL PADRE (don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana)
Ho raccolto due fra le varie lettere – che mi sono giunte in merito all’editoriale di don Antonio Mazzi sul fatto di cronaca locale legato alla chiusura (temporanea, come si è saputo dopo, e non a tempo indeterminato come era stato inteso) dell’oratorio di Cicognara, provincia di Mantova, ma diocesi di Cremona, da parte del locale parroco, don Andrea Spreafico a causa di ripetuti e cattivi comportamenti (dettagliati in un cartellone pubblicato fuori dall’oratorio) da parte di numerosi utenti, piccoli e grandi.
Don Mazzi, con la sua usuale e da tutti amata verve educativa, criticava la decisione del sacerdote e così scriveva: «Anche io sono molto preoccupato, non per il cattivo contegno dei maleducati, ma per il metodo usato dal prete arrabbiato dell’oratorio. Vivendo, io, tra ragazzi ben più difficili di quelli di Cicognara, non ho chiuso le comunità, ma le ho raddoppiate e ho preparato gli educatori, non i sorveglianti o i custodi. Perché il problema sta tutto qui, cioè nella presenza di adulti preparati che non vengono per “tenere in ordine”, ma per aiutare i giovani a credere più nella vita sana, sportiva, educata e amichevole».
Quale atteggiamento avere di fronte alla maleducazione e alla mancanza di rispetto in luoghi aperti a tutti e caratterizzati da un progetto educativo preciso, come quello di un oratorio parrocchiale?
Tenerlo aperto, aumentando alcune modalità di controllo e investendo in “formazione”; o chiuderlo per un giorno, come poi è successo? Don Andrea ha scelto la seconda via, aprendo così un interessante dibattito. Da quanto si legge nelle cronache locali, ha preso quella grave decisione come atto estremo (e «senza nessuna rabbia», precisa lui) per richiamare con un gesto clamoroso piccoli e grandi a una forma di conversione, invitandoli così a un contegno e a una forma di rispetto adeguati al luogo e alle persone che lo frequentano. Sembra che la scelta abbia pagato: l’oratorio adesso è riaperto.
Gentile direttore, vorrei esprimere un pensiero sulla riflessione di don Antonio Mazzi a riguardo del sacerdote che ha chiuso l’oratorio. A don Mazzi sembra una cosa assurda in quanto nella sua comunità ha dei casi sicuramente molto più gravi, però vorrei far notare che proprio da questa mancanza di educazione nell’oratorio di Cicognara cresceranno quei ragazzi che un giorno saranno accolti da Exodus … Don Andrea Spreafico ha tutto il mio sostegno. PAOLO DA LODI
Egregio direttore, scrivo a proposito dell’articolo di don Antonio Mazzi, in riferimento al provvedimento del parroco di Cicognara per la chiusura dell’oratorio. Premetto che non si mette in discussione l’efficacia educativa di don Mazzi all’interno delle comunità dove opera e dove sono presenti ragazzi violenti che hanno ucciso, assaltato banche e stuprato.
Il problema a mio avviso è un altro: esiste ancora l’autorità che legittima il rispetto delle regole, che garantisce l’ordine degli ambienti frequentati, l’uso della civiltà nei comportamenti interpersonali? Il fatto che si giustifichino trasgressioni di ogni tipo all’interno di contesti educativi (anche nella scuola i docenti non possono più proferire critiche, si buttano addosso a loro scarpe e altro) fa comprendere che l’emergenza educativa ha raggiunto livelli insostenibili.
La cosa ancor più grave è che a questi comportamenti lesivi delle buone maniere, si accompagnino comportamenti squalificanti di adulti che, invece di contribuire alla correzione, acuiscono la disattesa di regole.
A don Mazzi direi che ha fatto proprio bene don Andrea Spreafico, parroco di Cicognara, a interdire l’accesso all’oratorio: è venuto il momento di non interpellare gli psicologi o gli psichiatri e neanche i sociologi sulla questione giovanile, ma di rendere ancora credibile e rispettabile chi esercita funzioni educative e formative.
Mi spiace per lei, don Mazzi, non si deve estendere la realtà di una comunità dove lei opera, al contesto di una scuola e tanto meno di un oratorio. GERMANA MALCISI
don Andrea Spreafico
PLESION Campo Giovani Azione Cattolica
plesion (=prossimo): Campo ACG (Azione Cattolica Giovani) 2022 ad Asiago
La libertà sessuale dei ragazzi.
«La libertà sessuale dei ragazzi. Com’è difficile trovare le parole per parlarne»
Che cosa si può dire ad una ragazza di 18 anni che ti viene a raccontare, con libertà e forse con candore, che è andata a letto alcune volte con un suo coetaneo non per amore, ma per provare. Che dopo di ciò, non lo ha più cercato perché temeva che lui iniziasse a provare qualcosa per lei. E che non può dirlo ai suoi genitori perché, secondo lei, ne farebbero una tragedia esagerata?
Come suora che lavora in oratorio e prova a stare accanto agli adolescenti, mi sono sentita di richiamarla a un esercizio della sessualità più ragionato e meno banale, ma mi sono accorta che le mie parole risultavano stonate anche a me, perché non facevano presa su questa ragazza, per altre cose così matura e profonda.
Mi sembrava di ripetere qualcosa che sì, è giusto e riafferma un valore, ma forse non coglie qualcosa dei ragazzi di oggi. Io ho solo una decina di anni più di questa ragazza, ma stento a trovare le parole giuste. (suor Cristina)
risponde Fabrizio Fantoni, Psicologo e psicoterapeuta (su F.C. 8/2022)
Cara suor Cristina, è già un bene che questa ragazza sia venuta a parlarle, forse sentendo che avrebbe trovato in lei un’ascoltatrice attenta e sensibile, prima ancora che un adulto che dice la sua, anche a fin di bene.
Questa ragazza ha capito che lei l’avrebbe ascoltata fino in fondo, senza interromperla e senza dare giudizi. Perché solo con questo nostro silenzio senza interruzioni possiamo pensare che i ragazzi saranno poi disponibili ad ascoltare quanto gli diremo.
Perché questa adolescente è venuta a raccontarle la sua storia?
Forse per mettere ordine nei suoi pensieri, forse perché ha intuito che la comunicazione attraverso il sesso può attivare sentimenti ed emozioni intensi che vanno oltre il piacere fisico e la novità dell’esperienza. Tant’è che si è ritirata quando si è accorta che il ragazzo iniziava a sentire per lei un’attrazione non solo sessuale.
Proprio da questo forse si può partire per rendere più vicino a questa ragazza l’invito a una sessualità “meno banale”, come lei giustamente sottolinea.
I gesti del sesso sono “parole” forti e intense, rivolte a un’altra persona. Sono incontro con una persona fisicamente e mentalmente differente.
Che cosa voleva dire questa ragazza? Ha tenuto conto che quanto lei comunicava a quel ragazzo poteva diventare l’occasione per uno scambio profondo? Che in quei momenti guardarsi negli occhi apre una prospettiva più ampia che si può cogliere soltanto se lo scambio riguarda anche i sentimenti reciproci?
Allora con questa ragazza si può cercare di ricordare che il piacere provato, che sembra già grande, può esserlo molto di più se si colloca all’interno di una prospettiva di amore: una conoscenza profonda dell’altro, uno scambio di pensieri e di emozioni, una scelta reciproca, non confinata nello spazio angusto dei pochi giorni trascorsi insieme.
Allora forse si aprirà in questa ragazza una prospettiva differente: una disponibilità alla riflessione morale, una rinnovata profondità.
Ha 14 anni e non ci ascolta più
«HA 14 ANNI E NON CI ASCOLTA PIÙ. VORREMMO CHE ANDASSE DALLO PSICOLOGO»
Vorremmo che nostra figlia di 14 anni andasse da uno psicologo, perché non ci ascolta più. Da un anno circa non è più la stessa. Da bambina era brava e ci ubbidiva. Adesso invece è sempre nervosa, ci risponde male per ogni cosa. Non si riesce a farle fare niente in casa, anzi sembra che le sia tutto dovuto. Lascia in giro gli abiti, non distingue tra quelli usati sporchi e quelli lavati e stirati. Vuole solo uscire, o stare al cellulare tutto il giorno. Si veste come vuole lei, anche se noi genitori pensiamo che sia esagerata e non siamo d’accordo. Per non dire della scuola: è in prima superiore, ma non lo vediamo mai studiare. Forse uno psicologq. lo farebbe ragionare un po’. Lei cosa ne dice? (LORENA)
risponde Fabrizio Fantoni, Psicologo e psicoterapeuta, 3 figli
Cara Lorena, innanzi tutto va chiarito che lo psicologo non è il prolungamento dei genitori, che può convincere un adolescente là dove i genitori non riescono a farsi ascoltare, perché ha un linguaggio o delle tecniche “speciali” e particolarmente convincenti.
Lo psicologo serve quando bisogna cercare il senso dei comportamenti, con l’adolescente e i suoi genitori.
Serve, ad esempio, per capire che cosa l’adolescente sta comunicando a mamma e papà, alla luce di un duplice movimento: da un lato, c’è la presa di distanza dall’infanzia, che appare contemporaneamente come un’età da superare nettamente per diventare grandi, ma anche come una specie di “età dell’oro” in cui si viveva più facilmente.
Da questo punto di vista, vostra figlia, anziché crescere, sembra regredire a una condizione in cui pensa nardsisticamente di poter ottenere tutto, come se fosse ancora “Sua Maestà il bambino”.
Dall’altro lato, c’è la crescita e la definizione della ragazza che vuole diventare aperta alle amicizie, con un carattere dominante.
Forse vostra figlia si immagina come una persona che non obbedendo ai genitori, è libera da ogni vincolo. Come se essere adulti significasse fare quel che si vuole.
È necessario, invece, chiarire che diventare adulti significa entrare in una logica di scambio, in cui si riceve per quel che si dà: a scuola, al lavoro e anche nelle relazioni. A partire dalla famiglia.
Se non si dà qualcosa, non si può ottenere ed è forse da questa considerazione che dovreste partire nel rivedere i vostri atteggiamenti educativi.
Che cosa state dando a vostra figlia, sul piano degli affetti e su quello della partecipazione alla vita di famiglia?
E che cosa le state chiedendo? Tutto questo è cambiato rispetto a quando era bambina, o siete ancora fermi a considerarla come tale?
Lo psicologo può entrare in questa dinamica come una figura “terza” per capire insieme a voi le dinamiche profonde in gioco e le resistenze al cambiamento.
Il compito di farvi ascoltare da vostra figlia, però, rimane vostro.
(tratto da Famigia Cristiana n.3/2022)
Imparare ad amarsi
Da: Messaggero di sant’Antonio dicembre 2021
«Cari Edoardo e Chiara, sono una giovane donna di 31 anni, fidanzata da sette. Vi scrivo perché da qualche mese io e il mio fidanzato abbiamo deciso di sposarci. Ovviamente in me prevale la gioia per un passaggio di vita così bello e importante, ma non vi nascondo che c’è anche un po’ di timore che le cose possano non andare bene. Le mie paure nascono un po’ perché in questi sette anni ci sono stati dei passaggi faticosi nella nostra relazione che in un’occasione, un paio di anni fa, ci avevano portato anche a lasciarci per poi decidere di riprovarci poche settimane dopo. A questo si è aggiunto che dei miei carissimi zii, che per me sono stati come dei secondi genitori, hanno da poco annunciato la loro separazione. Entrambi, ai miei occhi di nipote, erano delle persone mature e impegnate in parrocchia con un percorso di fede significativo. A oggi faccio fatica a credere che mio zio, persona pacata, di cultura e di fede, abbia deciso di lasciare mia zia per un’altra donna. A volte mi chiedo come mai certe coppie, apparentemente senza grandi sforzi, restino tutta una vita assieme, mentre altre no. Mi domando se sia una questione di fortuna, oppure se dipenda da una relazione più tranquilla in cui non si pretende troppo dal partner, o da altro ancora. Vorrei sapere, in vista della scelta di sposarmi, quali sono gli elementi che permettono di capire se una coppia può durare nel tempo». (Una lettrice)
La risposta di Edoardo e Chiara
Imparare ad amarsi
Cara lettrice, ci regali un’occasione d’oro per condividere alcune conoscenze che andrebbero gridate dai tetti dei palazzi delle nostre città, per diffonderle a quante più coppie possibile.
Per risponderti, attingeremo a piene mani dai risultati dei decenni di studi sulla relazione di coppia svolti dai coniugi Gottman (psicologi americani, che hanno dedicato la loro vita alla ricerca sulla relazione amorosa, incontrando migliaia di coppie lungo gli anni).
Loro affermano che, sapendo a quali aspetti prestare attenzione, basta assistere a qualche minuto di discussione di una coppia che non si trova d’accordo su una qualche questione, per predire, con quasi totale certezza, se quella relazione è destinata a finire o meno.
Si è visto, infatti, che l’alta probabilità di separazione in una coppia è dovuta alla presenza, durante i momenti di confronto, di uno o più dei «quattro cavalieri dell’apocalisse», cioè: critica, difesa, disprezzo, ostruzionismo.
- Per critica si intende il lamentarsi, l’emettere giudizi sul proprio partner, il colpevolizzare invece che esprimere i propri sentimenti e bisogni in prima persona singolare, in modo propositivo. La persona che vive un’emozione spiacevole legata alla relazione dovrebbe dire i propri sentimenti, i propri bisogni affettivi e ciò che concretamente desidera che il partner faccia, invece che criticare.
- Per difesa s’intende quel modo di auto-proteggersi assumendo il ruolo di vittima e indignandosi dell’altro, invece di assumersi responsabilmente anche solo una parte del problema. La relazione di coppia è il risultato di una collaborazione in cui ognuno di noi ha piccole o grandi responsabilità. È bene concentrarsi su queste, invece che identificarsi con il ruolo passivo e auto giustificante di vittima.
- Il disprezzo è una forma più grave di critica, che nasce da una posizione di presunta superiorità (questo è l’indicatore più grave di divorzio). L’antidoto al disprezzo è costruire, all’interno della coppia, una cultura dell’apprezzamento e del rispetto reciproco.
- L’ostruzionismo è il ritiro emotivo dall’interazione: si verifica quando un partner è emotivamente distaccato, non condivide più, rimanendo chiuso nel proprio mutismo invece di imparare ad auto-consolarsi al fine di rimanere emotivamente connessa al proprio partner.
Ma tutto ciò non basta. Ci sono infatti ulteriori aspetti da tenere sempre presenti:
- Esprimere la rabbia a livello comportamentale, diventando aggressivi, non ha un effetto calmante, anzi, alimenta ulteriormente il vissuto di rabbia in sé e nell’altro, innescando una catena di reazioni sempre più violente.
- Le buone relazioni di coppia non sono quelle in cui si trovano soluzioni ai problemi, ma quelle in cui i membri continuano a parlarne e rimangono emotivamente disponibili. Si è calcolato che, solitamente, il 69 per cento dei problemi di coppia sono irrisolvibili, perché legati a differenze radicate. Quindi conta di più la capacità di riconnettersi emotivamente, che non quella di evitare di litigare.
- In una relazione in cui si sta bene vi è una espressione di apprezzamenti e sentimenti positivi in proporzione di 5 a 1 rispetto alle critiche e ai sentimenti negativi.
Cara lettrice, molti altri sono i dati empirici che ci offrono i coniugi Gottman, e ovviamente non possiamo elencarli tutti, ma ti auguriamo che tu insieme al tuo futuro marito possiate scoprire cosa funziona e cosa non funziona nella vostra relazione e umilmente mettervi in apprendistato dell’arte di amare ed essere amati.
Non ci si sposa perché ci si ama, ma per imparare ad amarsi.
Edoardo e Chiara Vian
Messaggero di sant’Antonio dicembre 2021
Giornata Mondiale Giovani 2021
Ed eccoci a GET UP 20-21!
“Alzati ti costituisco testimone di quel che hai visto” At 26,16
Per i giovani tra i 18 e i 35 anni.
Ci vediamo sabato 20 Novembre alle 18:00 in via Covignano, 259 (Rimini)
Vi fermate a dormire in stile GMG? Poi la colazione ve la offriamo noi!
Il 21 Novembre mattina vivremo il momento conclusivo della GMG 2021 con la messa insieme animata dal coro di Pastorale Giovanile!
Contributo di 12€ se non ti fermi a dormire
Contributo di 15€ con pernottamento e colazione!
Necessario greenpass.
Vi aspettiamo!
Iscrizioni aperte sul sito https://chiesa.rimini.it/giovani/get-up-gmg-2021/
PARROCCHIA SANT’ANDREA DELL’AUSA
detta del “Crocifisso” – Diocesi di Rimini
Via del Crocifisso, 17
47923 Rimini (RN)
C.F. 91010840402
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